domenica 30 gennaio 2011

Il signor Renè


Domenica di blocco del traffico a Milano. Di quelle in cui se si sta a casa ci si sente ovattati in un silenzio di neve e di “dove sono andati tutti?”; se si esce ogni cosa è ferma e ci si sente dentro ad un plastico.
Scendo a prendere il giornale (l’edicola sarà già chiusa visto che è la una), torno indietro piano piano cercando di interpretare ogni singolo dolorino passo dopo passo (per me può nascere in qualsiasi momento. Sto aspettando)


Appoggiato alla clér serrata del bar di Mimmo, un signore anziano si regge a stento in piedi e respira con affanno. Io sono dall’altra parte del marciapiede e aspetto un po’ per vedere se si riprende.
Attraverso la strada.
Mi avvicino.
“Signore, ha bisogno di aiuto?”


Ha gli occhi lucidi, che a momenti traboccano di lacrime e di colpi di tosse da poco passati. Non mi parla ma con la mano fa cenno di no.


“Ma è sicuro? Vuole che chiami qualcuno? Si lasci aiutare, l’accompagno”


Lui mi indica la mia pancia. Come per dire. “Come faccio a chiedere una mano ad una donna che dovrebbe essere assistita più che assistere”
Mi da il la. Ci riprovo.
“Ecco, proprio perché siamo in tre e cammineremo piano piano. Dove abita, signore?”
Mi risponde con voce roca e rotta dall’affanno che abita nella via affianco, a pochissima strada
Lo prendo sottobraccio e ci incamminiamo.


“Meglio morire. Ad ottant’anni meglio morire che rimanere in vita conciati così”

Come attacco di conversazione non è male.
Cerco di dare una risposta positiva e ottimistica ("magari è un momento così, poi si riprende e starà bene…") e nel mentre mi rendo conto che non c’è molto da dire, che non so cos’ha, e che forse ha anche ragione.
Camminando si riprende un po’, e come ogni vecchio che si rispetti inveisce contro la gente che chiede solo favori e lui che ha fatto tanti favori alla gente e le poche volte che ha chiesto, mai gli è stato dato.
Questa riflessione lo riempie d’ira, mi indica il Bar Babilonia, chiuso come tutto oggi.
“Vede questo? Questo è uno stronzo!” e tira una manata poderosa contro la saracinesca del negozio. Io sobbalzo, e tenendolo sotto braccio aumento il passo.
Direi che il signore si è ripreso e che quelli del Bar Babilonia non gli stanno molto simpatici.

Proseguiamo e arriviamo al suo portone. Abita lì da 38 anni. Lui ha la chiave. Riesce ad inserirla tranquillamente nella toppa. Gli chiedo se ha tutto a casa, se gli serve qualcosa.

Si volta, mi sorride, gli occhi ancora bagnati di vita e di fatica, mi sfiora la guancia con una carezza di ottant’anni, come quelle che mi dava il nonno Mario e sorridendo mi dice:

“Io mi chiamo Renè”.


Io mi chiamo Roberta. In bocca al lupo Renè.


E così in questa domenica interrotta io ed acino abbiamo portato a casa il Signor Renè.


La vita che incontra la vita.
Poco prima del momento che ne segna il miracoloso principio e poco prima del momento che ne segna la fine desiderata.

domenica 23 gennaio 2011

questione di culo.

Da due settimane è comparso un nuovo male: un bruciore tipo ustione, sotto la tetta destra, mi fa penare. LA pelle in quel punto perde di sensibilità ma se la sfioro brucia. All’interno è come se avessi un cerino acceso proprio lì…Un nuovo motivo per non dormire.



Decisamente debilitata e lamentosa, mi trovo nella parte di quella gravida e stanca... questo mi fa incazzare. Reagisco cercando di ignorare la cosa e partecipando anche a week end fuori porta in luoghi montani dove, stranamente, si trova anche un casinò. Ma il dolore non cessa.


I forum che proliferano di post su sintomi improbabili e generalmente legati ad episodi drammatici e infausti, (quei forum che non bisognerebbe mai leggere, soprattutto in questo stato) mi rendono noto che si tratta di un sorta di infiammazione di un nervo che può comparire all'ottavo mese e che per forza di cose ti devi tenere. Il medico dice più o meno lo stesso. Tachipirina per calmare il fastidio. Placebo.


DAll’ultima eco avevamo visto che nel punto dove mi brucia lui ha il sederino.


A questo punto, speriamo almeno che questa presenza di culo così sentita possa influire positivamente sul torneo di domani.

venerdì 14 gennaio 2011

dopo i bagordi - 7 gennaio ore 11.30. Eco.

Prima di riprendere il lavoro e dopo 3 settimane di brasati al barolo, panettoni, agnolotti, brindisi e regali, vini di Borgogna, ostriche e cruditè.

Ho una lista di domande ed osservazioni da fare a Fabio (dottore) che è disarmante. Tornando da Parigi ci siamo detti e resi definitivamente conto che in realtà non sappiamo un cazzo di quello che deve capitare. Non sappiamo neanche dove dobbiamo andare quando è il momento. E, ancor peggio, non credo di sapere quando posso dire che è il momento. (Tra tutti gli accadimenti degli ultimi mesi, diciamo che il corso preparto è stato l’ultimo dei miei pensieri) .


Per dare un’idea riporto parte della lista:


- Dove andare? Pronto soccorso o ambulatori? - Male sotto la tetta destra - Farsi dire cosa è una contrazione - Corso preparto? – Anestesista – Ostetrica - Stanza - Valigetta (Che merita un post a parte)


Fabio non sapeva di parigi ma dice di avermi trovata bene. Ho barato come al solito di circa un chilo sul totale dei 12 acquisiti. E’ più forte di me, molto femminile e ancestrale.


Siamo sereni, direi, come se non ci trovassimo al secondo verdetto dopo il primo positivo di tre settimane fa.


Ed eccolo Acino in tutto il suo splendore a testa in giù. Ben piazzato, mi si dice, ben messo. E cresicuto!


Pur sempre un po’ storto di gamba, ma ancora cresciuto. “un bel bambinotto” Viene come sempre misurato come un abito di sartoria e visto che tutto sembra positivamente incoraggiante, decidiamo di vederci al San Raffaele fra un mese. Tanto ormai non abbiamo che da aspettare per capirci di più. Quello che è accaduto li dentro durante quella settimana 23 rimarrà forse un insoluto, insolito mistero.

Borgogna e Parigi 2-6 gennaio. NOI SIAMO STATI

Secondo viaggio oltre confine d Acino. Magari non ha visto nulla. Ma di sicuro ha sentito.
E si è fatto sentire -
Prima volta che ho pensato davvero "adesso nasce".
Forse i 15 km a piedi al giorno, o i 196 gradini delle catacombe, o le 6 ore al D'Orsay o la voglia di nascere nella Ville Lumiere (Che di sicuro fa molto più figo di Segrate).

E di nuovo 5 giorni indimenticabili.
Eccoci nelle  parole di Verlaine

"Noi saremo“


Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero? Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell'amore isolati come in un bosco nero, i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera. Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame, e inoltre ricoperti di una dura corazza, sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Non ci preoccuperemo di quello che il destino per noi ha stabilito, cammineremo insieme la mano nella mano, con l'anima infantile di quelli che si amano in modo puro, vero?



N'est-ce pas ? en dépit des sots et des méchants Qui ne manqueront pas d'envier notre joie, Nous serons fiers parfois et toujours indulgents.

N'est-ce pas ? nous irons, gais et lents, dans la voie Modeste que nous montre en souriant l'Espoir, Peu soucieux qu'on nous ignore ou qu'on nous voie.
Isolés dans l'amour ainsi qu'en un bois noir, Nos deux coeurs, exhalant leur tendresse paisible, Seront deux rossignols qui chantent dans le soir.
Quant au Monde, qu'il soit envers nous irascible Ou doux, que nous feront ses gestes ? Il peut bien, S'il veut, nous caresser ou nous prendre pour cible.
Unis par le plus fort et le plus cher lien, Et d'ailleurs, possédant l'armure adamantine, Nous sourirons à tous et n'aurons peur de rien.
Sans nous préoccuper de ce que nous destine Le Sort, nous marcherons pourtant du même pas, Et la main dans la main, avec l'âme enfantine
De ceux qui s'aiment saris mélange, n'est-ce pas ?

domenica 9 gennaio 2011

17 dicembre. l'Acido desossiribonucleico

Di base non ci avevo capito un cazzo. Pensavo che con l’analisi del DNA si potessero escludere un migliaio di malattie genetiche sulle 5000 ad oggi conosciute. Quindi non tanto ma già qualcosa.

La genetista che mi chiama sul cellulare mi ha comunicato che sono arrivate le analisi e che possiamo escludere sia il nanismo da circo che la seconda forma che hanno verificato che mi sembra di capire sia una tipologia di male grave che porta anche al decesso precoce.


Due malattie su 5000. Non 1000. Non avevo capito un cazzo.


Però per me quello che conta è che è cresciuto è che ha dato un segnale a tutti i telespettatori che lo guardavano. È che il pubblico è esploso in un applauso che si è concluso in una standing ovation. L’arena echeggiava di un tifo mai sentito. Canti e cori si alzavano dagli spalti. Striscioni, stendardi e bandiere coloravano le curve. Tutti erano per lui, con lui. La folla in delirio saltava gioiosa e, incapace di frenare l’entusiasmo e la gioia, accennava ad un'invasione di campo. Il desiderio di abbracciare il guerriero, Acinoduva, si alimentava e agitava gli animi. Ma ognuno fremeva e gioiva restando al suo posto. Lo sapevano. Non mancava poi molto. Ancora due mesi di attesa e l’eroe si sarebbe svelato al mondo intero. Chissà con che occhi e che muso impertinente.


Buon Natale.

16 dicembre: Milano – Segrate. Visita prima di Natale. La tangenziale ci ha fatti penare. (1 ora e 20 minuti)

Davanti al monitor oggi sono in 5. Più di una star. Un divo.

Medicese: Anomalia scheletrica. Si conferma referti delle precedenti ecografie con crescita scheletrica delle ossa lunghe.


Traduzione: Cazzo è cresciuto. Non ce l’aspettavamo. Direi che possiamo escludere le forme di nanismo che avevamo preventivato (ma aspettiamo i risultati del DNA). A questo punto si aprono le porte alle problematica ossea (gran bene) si potrebbe sentire un ortopedico. Vediamoci a gennaio.


Vallo a capire sto esserino che si agita nella mia pancia. Vallo a capire….

10 dicembre: Io volo

Sono passate tre settimane ed eccoci catapultati allo studio in zona Pagano per ecografia. Anzi per L’ECOGRAFIA.


Temevo che non si riuscisse a fare perché il cuore mi batteva troppo forte.


Eccoci a guardare di nuovo la star su quel monitor. Eccoci a sentirci dire che quello che non si prevedeva accadesse è accaduto: ACINO E’ CRESCIUTO. Tutto. Anche le gambine. Sempre un po’ storte ma più lunghe, quasi giuste per la settimana in cui mi trovo che dovrebbe essere la 27. Fabio è felice e gli si vede in viso. Specifica che comunque dobbiamo stare con i piedi per terra, aspettare giovedì l’eco in alta definizione al San Raffaele.

STICAZZI ai piedi per terra.
IO VOLO.

7 dicembre. Sant’Ambreus

Decidiamo di passarlo in montagna.


Bicchiere mezzo vuoto: un metro e mezzo di neve e non poter sciare.


Bicchiere mezzo pieno: divanate davanti al caminetto mentre fuori fiocca, come se non ci fosse un domani.


Acino apprezza.

6 dicembre. Altro che primo trimestre.

Alla faccia del 6° mese. Fino a qui fisicamente tutto una favola. Essere incinta e non sentirlo. Stare davvero bene. Digerire regolarmente, Mangiare e bere di tutto. Nessun alimento che dia fastidio. Nessun dolorino strano, nessuna perdita, nessun impedimento, impaccio. Solo energia e regolare stato di salute.

Poi di colpo arriva il sesto mese che sancisce la definitiva consacrazione e trasformazione della futura madre in un Teletabbis. E spesso ci si sente più vicini ad una trasformazione da film di fantascienza piuttosto che ad un fisiologico cambiamento del corpo della donna che si prepara a dar spazio nel grembo ad un bimbo che cresce e che presto nascerà. Sticazzi. Qui mi sembra di preparare il cocoon ad Alien.


Riporto pertanto i tre principali sintomi del teletabbismo che fanno le pippe ai minimi fastidi del primo trimestre.


1. Stanchezza. Il problema non è più addormentarsi sul divano alle 9.30 ma è essere spossati all’idea di allacciarsi le scarpe


2. Impaccio. Un volume inaspettato si piazza esattamente a metà strada tra la parte superiore e quella inferiore del corpo limitando drasticamente la liberta di movimento.


a. Piegamenti interdetti. La mattina guardo gli stivali e spero che si mettano loro ai miei piedi. Ma niente. Ho affinato una tecnica per togliermi i pantaloni senza piegarmi. Capisco solo oggi l’utilità della paletta (per la scopa) con il manico lungo e del cestino della spazzatura che si apre schiacciando il pedale. Mi pento di non averli mai presi in considerazione nei miei acquisti. E’ possibile proseguire il quotidiano rito di sedersi sul tappeto per cenare al tavolino basso solo a condizione di essere agevolati nella successiva fase di ritorno alla posizione eretta o meglio, seduta sul divano.


b. Passaggi stretti proibitivi. Tra la sedia e il muro. Tra due scaffali. In coda. L’istinto ti porta ancora a metterti di profilo e a tirare indentro la pancia per passare- Poi ti accorgi che occupi molto meno spazio se non ti giri. Un po’ come nella tipica battuta “fai prima a scavalcarla che a girarle attorno”


c. Accelerazioni. Causa ritardo, macchina in seconda fila, metro che parte. Niente da fare. Si reggono circa una decina di passi lunghi. Generalmente poi si desiste perhcè ci si immagina visti da fuori.


3. Insonnia. Sono praticamente sicura che si tratti dell’intelligenza del corpo umano, del prodigio della biologia, che ti porta ad abituarti un po’ di mesi prima al fatto che fra poco non dormirai più. Dal sesto mese non ho più avuto il piacere di dormire una notte di filata. Cause:


a. LA posizione. Si tratta del problema principale (Credo comune ad acino che si agita quanto me, ma lui sia di giorno che di notte). Ok Ok si dorme sul fianco. MA vogliamo parlare dell’indolenzimento delle costole che rimangono schiacchiate da un carico di oltre 10 chili non previsto? Allora ti giri dall’altra parte. Ma essendo la cassa toracica simmetricamente distribuita tra ds e sx, la questione si ripete. Allora opti per la posizione supina. Tipo cadavere. Personalmente abbino la posizione supina al non dormire. Perché mi da l’idea che io stia guardando il soffitto assillata da pensieri (che non ho visto che il mio unico pensiero è quello di risucire a dormire) e quindi non dormo.


b. L’insonnia di acino. Adesso io non so se lui sa che è notte ma sono certa che non sa che di notte si dorme. Lui si allena. E mi legna. Le doppiette sono il suo forte. Se sono calci, vorrà dire che per ora non risente molto del femore curvo. Se sono pugni, sarà un campione di boxe. Considerando che non sto proprio dormendo causa punto 3a, non faccio che prolungare il non dormire


c. Circolazione a puttane. Ormai il famoso formicolio alle mani, risulta essere, di notte, pari ad un principio di cancrena. Mi ritrovo così alle 4 del mattino a fare ciao ciao al muro per riattivare almeno le funzioni vitali degli arti superiori. LA caviglia che mi sono distorta due anni fa al concerto dei Subsonica mi fa presente che c’è e che non l’ho curata bene, ogni notte. La sensazione è difficile da spiegare ti viene da tirartela via, in sostanza. NE consegue che dormo con un inutilissimo salsicciotto (Che sarebbe il bracciolo di un divano) sotto i piedi. Almeno ho la altrettanto non utile sensazione di fare qualcosa per risolvere il problema. E poi so se il giorno dopo pioverà

30 novembre. La medicodemocrazia.

Essere seguiti da un’equipe ospedaliera ti fa capire davvero come tutto è relativo.


La problematica di acino per i medici è una tra tantissime che quotidianamente affrontano.
Per me è l’unica cosa al mondo alla quale ora un medico deve pensare.


Per loro è un caso da considerarsi non grave in confronto a quello che ogni giorno vedono e affrontano.
Per me è IL CASO.


Loro sono sempre di fretta, dopo di me c’è un altro “accordo” da vedere al volo e poi un’altra visita, un altro caso, un altro ancora…
Per me io sono la priorità.


Frequentando però quegli ambulatori, non si fatica a comprendere che non si può pretendere da loro di essere seguiti e cullati come vorremmo. In alcuni casi è indispensabile sacrificare l’aspetto qualitativo (In termini solo di trattamento personale e rapporto medico paziente) per privilegiare quello quantitativo (aiutare e curare il maggior numero di pazienti). Questo l’ho capito. E per questo non mi sorprendo se al sesto giorno dopo la villocentesi, mandando un sms al ginecologo per chiedere se ci sono novità sui risultati, leggo in risposta “sul cariotipo nessun problema. La parte di cromosomi è tutta a posto, ma del resto su questo non avevamo dubbi. Aspettiamo i risultati del DNA. Non so quando”.


Insomma Gambetta (nuovo nick di Acino) non è mongolo. Sarà pur vero che loro non avevano dubbi su questo, ma è altrettanto vero che il primo risultato positivo dopo quel venerdì è ossigeno puro che dà quasi alla testa. Andiamo avanti.

23 novembre. Quello che ho capito ad oggi.

E’ quasi sicuro che non avremo una diagnosi.


Gli esami servono però ad escludere alcune patologie e malattie


Quello che conterà di più sarà vederlo alla prossima ecografia.


I risultati dei cromosomi arrivano in 5 giorni


Quelli del DNA In un mese circa (minchia)


Si va avanti.

Del resto cos’altro si potrebbe fare?


Siamo forti. (o si deve ancora crollare?)


Siamo forti.

22 novembre - Milano - Segrate - Appuntamento in tarda mattinata. Tangenziale assicurata (40 minuti)

Esame piuttosto fastidioso. (molto direi). Acino ha regolarmente reagito da Dio. Questo è un guerriero.
Nessuna controindicazione. Già che c’eravamo abbiamo dato un'altra occhiata con l’ecografo ad alta def.


A distanza di una settimana non si può valutare se è cresciuto o meno. Ma sentirmi dire che il resto è sempre tutto regolare, male non fa.


3 giorni di riposo. Sono stata mai a casa dal lavoro 3 giorni? Forse no. (mi chiedo se sia un bene o un male)

21 novembre. L’attesa

I giorni passano e io mi chiedo perché non crollo. Quello che ho capito ad oggi è che dovremo aspettare e che vedremo veramente come sta questo acino d’uva solo facendo passare del tempo. In fondo anche lui deve crescere. DEVE crescere.


L’animo è buono e ho raccontato la cosa ad alcuni (Pochissimi). Non voglio musi lunghi o atteggiamenti da “ti sono vicino”. Voglio solo vedere cosa succede. Al mio fianco ho una colonna portante. Cemento armato. Energia positiva pura. Essenziale.


In tutto sto rebelot, penso anche a cosa pensa, sente, sa, lui. Allora, io credo che non sappia assolutamente niente ma che senta di stare un pochino stretto li dentro. Che apprezzi molto le mie scelte culinarie ma che spesso stia come quando noi non troviamo la posizione a letto. È un po’ insofferente. Scalcia come un dannato. Reagisce al cibo (visti i genitori…). E’ iperattivo. Al limite del fastidio. A volte mi chiedo se sia un suo modo per dire qualcosa….

19 novembre Milano - Segrate - Appuntamento al cantar del gallo, Milano non ancora in stallo. percorso cittadino (40 minuti circa)

Dai Genetisti. Rieccoci in macchina. Pronti ad affrontare la città tentacolare. Siamo positivi. Sempre più sorpresa di me.
Gli incontri che ci vengono fissati si chiamano “accordi”. Che vuol dire che scavalliamo sempre tutte le code perché qualcuno ha messo una buona parola visto il caso piuttosto anomalo o urgente. Una volta tanto il trattamento di riguardo non dipende dal Dio denaro. Sarà mica la conferma che è principio universalmente comune il fatto che la salute stia prima dei soldi? Bhà, non non diciamo cazzate.… Dubito ma oggi mi piace pensarlo.


Eccoci con il nostro accordo a raccontare ad una dottoressa che:


- mia sorella è nata con 6 dita,
- mio papà ha il quarto e quinto dito dei piedi non totalmente separati,
- la mia famiglia è un po’ lillipuziana (per intenderci, il mio metro e sessanta è visto come un prodigio)
- io e lui non siamo parenti. (In verità io il sospetto l’ho sempre avuto. Sarà mica vero???)


Dalle eco che vede, la dottoressa genetista non fa che confermarci quanto abbiamo già sentito. Può essere nanismo ma di nanismo ci sono molte tipologie. Può anche non essere perché non vede tutti i sintomi che però potrebbero comparire in queste settimane, che però potrebbero non comparire mai. Che però….


Di prassi si tende ad escludere il nano da circo. Già qualcosa. (teniamo aperta l’opzione fantino e tante altre…) Ma non è detto.


Ecco, per brancolare un po’ meno tra tutti quei “ma…”, “forse…”, “però….”, decidiamo di fare una villocentesi (la puntura che preleva un po’ di villi coriali, l’habitat di acino – che non è mosto) tardiva (di solito si fa prima del terzo mese) per poter escludere sia problemi cromosomici che alcune patologie genetiche tramite l’esame del DNA.


Lunedì prossimo. Bene.

15 novembre – il potere temporale e il potere spirituale decidono di decidere per me.

Abbandono nel frattempo l’opzione-azione più drastica che inevitabilmente avevamo preso in considerazione. E ci tengo a dire che l’abbandono perché non c’è una diagnosi che la supporti. E che personalmente trovo aberrante il fatto che al quinto mese e mezzo lo stato decida al posto tuo come desideri agire. Mi fermo qui per non aprire un’ammorbante parentesi sulla libertà di scelta e di arbitrio, su Castel Sant’Angelo e il legame indissolubile del potere temporale con quello spirituale che, mi pare di poter dire, non è che si occupi molto dello spirito. Cercheremo di avere tutte le info possibili entro la 30sima settimana. A 300 km da casa, ma non a casa, ci sono strutture che ti aiutano, assistono e affiancano fino a quel termine. Altroché a casa.

15 novembre – Traduzione a fronte.

3 medici un’assistente ed un’ostetrica ad osservare con me quel monitor e Acino che placido sguazza nel suo mondo acquatico e primordiale. Osserviamo tutti i dettagli: perfino la posizione delle orecchie, la distanza tra i due occhi, il palato, le labbra. Che miracolo della natura.

Non so come sia possibile, ma nell’eccesso di realismo, distaccamento, freddezza e, come dire, deviazione professionale che li porta a prevedere il peggio, i dottori mi fanno uscire dall’ospedale con uno spiraglio di luce un più. C’è più ottimismo. Bho. Misteri dell’animo umano. O semplicemente saper cogliere anche il buono del boccone più amaro. Non so.


Ecco le indicazioni in medicese: Sospetto di alterazioni nello sviluppo. Indicazione- Anomalia fetale: Anomalia strutturale a carico di femore, tibia e perone bilateralmente, prevalentemente a sinistra. Restante morfologia fetale nella norma. Ritardo di accrescimento. E la diagnosi: Si esegue consulenza circa il possibile significato delle anomalie rilevate a carico delle ossa lunghe degli arti inferiori. Si programmano consulenza genetica e ulteriori controlli ecografici. Si consigliano controlli seriali.


Traduzione: C’è il problemino di cui sopra. Ma non è che si capisca molto bene. C’è il sospetto della cosa brutta ma potrebbe anche non essere. Vedremo i genetisti nel più breve tempo possibile, e faremo ecografie ravvicinate per vedere come cresce.


Ci avvisano che, comunque, al 99% non approderemo ad una diagnosi definitiva e che il tutto verrà fatto per escludere alcuni mali. Va bhè. Cominciamo ad escludere. Già qualcosa.

15 novembre- Milano Segrate - Appuntamento mattutino, percorso cittadino. (poco meno di 30 minuti)

Oltre al percorso interiore, inizia quindi anche il noto e tortuoso percorso CASA – (Amendola Fiera - Milano) – SAN RAFFAELE (Via Olgettina, 60 - Segrate). Probabilmente i 14 km (se si passa dalla città) o i 24 km (Se si opta per la tangenziale) più trafficati e complessi tra i percorsi urbani nazionali.

13-14 novembre 2010

Tralascio i dettagli sul il week end di cui cito e salvo solo un magistrale lesso alla milanese da Giacomo Bistrot e il film in 3D “Cattivo Me”- Entrambe ottime distrazioni.

12 novembre 2010 - Acino d’uva non è uno come tanti. Questo è sicuro.

6° mese appena iniziato o quinto quasi finito (insomma settimana 23, che per me è come al solito un modo astruso di calcolare il tempo che passa in gravidanza, ma prendo atto che molti comunicano in questi termini, quindi, se mi ricordo, mi adeguo).
Ecografia di prassi dopo la morfologica.


Il referto non è mai stato in mio possesso, Fabio, il mio dottore, non me l’ha mai stampato, io mai ho pensato di chiederlo. E’ stato il primo choc riguardante me stessa. Sinceramente non mi ricordo neanche bene come sono uscita di li. Mi ricordo solo che non mi hanno fatto pagare la visita. Prima di allora mi sono limitata ad ascoltare la sua definizione tradotta in linguaggio comune e non medico di “c’è un problemino”. Concentrandomi il più possibile sull’assimilazione dell’informazione: mi rendevo perfettamente conto che si trattava di una conversazione che non andava interrotta e andava solo ascoltata. Era Venerdì erano le 16 passate. Davanti c’era un week end di vuoto da riempire solo con la condivisione e lo scambio. A due.


“C’è un problemino” in breve voleva dire che: i femori del piccolino risultano essere curvi. Uno dei due appare molto curvo, lievemente sono curve anche le tibie e i peroni. Inoltre la crescita delle ossa lunghe degli arti inferiori sembra si sia fermata. E’ indietro a circa 3 settimane fa. Deglutiamo. Respiriamo.


Non è finita. Quella forma dei femori, può ahimè essere un segnale di qualche problematica genetica. La prima e più immediata cosa a cui viene da pensare è una forma di nanismo. Si sarebbe pressoché certi di questa ipotesi se la forma curva e più breve dei femori corrispondesse alla stessa formazione delle braccia (che in acino invece sono regolari) e magari al diametro del cranio superiore alla norma (Quello di acino è invece in perfetta media). Quindi bhò. C’è un problema (problemino a questo punto è una definizione un po’ riduttiva), e bisogna approfondire. Fissiamo visita urgente con pool dipartimento ginecologia e malattie prenatali del San Raffaele per il lunedì successivo. Due giorni.

Il lungo silenzio.

Da quel 31 ottobre in effetti di giorni ne sono passati. Come un lungo silenzio. Un silenzio un po’ pesante. Un silenzio importante. Inaspettato.


Esattamente come il silenzio che il 12 novembre ha riempito quella piccola stanza in zona Pagano. Il silenzio improvviso di un medico, Fabio, che di solito parla e racconta e commenta e scherza e ride mentre osserva con noi il piccolino. E così è stato per la prima metà dell’esame. Tutto perfetto, come del resto era perfetta la famosa morfologica. E Poi il silenzio. Il mio sguardo sullo schermo a fissare una forma tra le tante che ho sempre stentato a capire.


“C’è un problemino”. Non era necessario lo dicesse. Era chiaro e limpido come l’acuto di quel silenzio improvviso.


E da quel 12 novembre è iniziato un nuovo percorso. Sì, di sicuro inaspettato e in principio inaccettabile, ma altrettanto certamente colmo di significati non tutti ancora svelati ma tutti sicuramente importanti.


Adesso; lungi da me trasformare questo angolo di “cronaca di una pancia” in un diario del dolore e della preoccupazione, in righe lacrimose e angoscianti.


Anche perché non sono questi i sentimenti che dominano la mia persona. Ora.


Dopo il colpo di scena, seguiamo quindi la sintesi della “cronaca di una pancia un po’ difficile”.


Riporto a seguire quanto scritto a parte, su un doc Word, fin’ora e non direttamente pubblicato. Non so perché. Forse anche questo è un buon segno.
Avendo scelto di non comunicare questa cosa fino a quando non avessi ricevuto notizie confortanti e positive, sono sicura che chi legge (Pippi in particolare) capirà questa scelta. E scorrerà il mio racconto con lo stesso animo positivo che guida me. (urge cena di inaugurazione nuovo anno)