domenica 9 gennaio 2011

30 novembre. La medicodemocrazia.

Essere seguiti da un’equipe ospedaliera ti fa capire davvero come tutto è relativo.


La problematica di acino per i medici è una tra tantissime che quotidianamente affrontano.
Per me è l’unica cosa al mondo alla quale ora un medico deve pensare.


Per loro è un caso da considerarsi non grave in confronto a quello che ogni giorno vedono e affrontano.
Per me è IL CASO.


Loro sono sempre di fretta, dopo di me c’è un altro “accordo” da vedere al volo e poi un’altra visita, un altro caso, un altro ancora…
Per me io sono la priorità.


Frequentando però quegli ambulatori, non si fatica a comprendere che non si può pretendere da loro di essere seguiti e cullati come vorremmo. In alcuni casi è indispensabile sacrificare l’aspetto qualitativo (In termini solo di trattamento personale e rapporto medico paziente) per privilegiare quello quantitativo (aiutare e curare il maggior numero di pazienti). Questo l’ho capito. E per questo non mi sorprendo se al sesto giorno dopo la villocentesi, mandando un sms al ginecologo per chiedere se ci sono novità sui risultati, leggo in risposta “sul cariotipo nessun problema. La parte di cromosomi è tutta a posto, ma del resto su questo non avevamo dubbi. Aspettiamo i risultati del DNA. Non so quando”.


Insomma Gambetta (nuovo nick di Acino) non è mongolo. Sarà pur vero che loro non avevano dubbi su questo, ma è altrettanto vero che il primo risultato positivo dopo quel venerdì è ossigeno puro che dà quasi alla testa. Andiamo avanti.

Nessun commento: