domenica 31 ottobre 2010

Dario, Fabio, Jacopo, Giulio, Massimiliano, Michele, Nicola, Omar, Giovanni.

Davanti ad una bourguignonne e a due bottiglie (per lui, per me due bicchieri) di Barbaresco 2005, ci siamo infine decisi a prendere il fatidico “libro dei nomi” e a passare in rassegna l’interessante percorso che ci ha portati da Abbondio /Abbondanzio a Zotico.

A prescindere dal fatto che forse dovremmo riprendere il lavoro fatto per alterazioni importanti intercorse causa miscela micidiale di due litri di rosso d’annata e 9 ore di jetlag da assorbire, i 9 sopraindicati sarebbero le scelte in short list.


Adesso, considerando che potremmo eliminare Omar (Dal sapore un po’ troppo islamico) e Michele (non ce lo vedo mio figlio Michele). Ne rimarebbero 7.


Ed ecco la mia proposta, che lascia alcuni peplessi ma che si fonda, volendo, su un principio filosofic-esistenziale che ha un senso.
7 come i giorni della settimana. Ne assegnamo uno ad ogni giorno della settimana. A seconda del giorno in cui acino d’uva nasce, il nome sarà li, pronto ad aspettarlo.
Si, è vero, non è nostro arbitrio e volontà al 100 % ma è un affidarsi anche al caso, al destino.
Ma non è per caso vero altrettanto che il caso, il destino, guidano gran parte dei percorsi della nostra vita?
Non è forse vero che la perfetta unione di volontà e caso hanno generato il mio ora-adesso? Il mio trovarmi nel posto giusto al momento giusto?
Ecco vorrei proprio che anche acino, quel giorno di marzo che verrà sia nel posto giusto, al momento giusto.

Io mi sono convinta. Per ora solo io, però...

domenica 24 ottobre 2010

Segnali.

Il giorno in cui siamo arrivati a Las Vegas, acino si è fatto sentire per la prima volta. 
E' già avanti il ragazzo.


Sì, confermato a tutti gli effetti che si tratta di un piccolo, ben dotato, vivace futuro giocatore di poker e compagno della nostra vita: un maschio. 

lunedì 27 settembre 2010

La decisione.

Non mia. Sua.



Esattamente due giorni fa ha deciso che non posso più dormire a pancia in giù comunicandomi questa sua decisione attraverso una serie di fitte all’addome nel corso della notte che non hanno fatto che rendere ancora più difficoltose le mie notti già un po’ insonni. (un po’ troppo)


Non sua. Mia


Ieri ho scoperto da una trasmissione televisiva che l’ominide ci sente benissimo da là dentro. In particolare i gorgoglii da me emessi e la mia voce. Considerando che è praticamente impossibile che io smetta di parlare ho deciso di attenuare l’attività di rutto libero. Proverò perlomeno a cambiare stile lasciando momentaneamente da parte il rutto alla barney a favore di un educato singulto digestivo.


Non mia, non sua. Nostra.


Manca solo l’albergo e la macchina da affittare e ci siamo. Il 19 partiamo per Los Angeles. Due giorni al Roosevelt hotel e girare la città e poi macchina, destinazione Las Vegas!! E la remora iniziale è del tutto superata. Nessun problema, nessuna problematica. Solo l’idea che sarà una figata nel suo essere un viaggio diverso e speciale. Sarà super, sarà il primo viaggio in tre. E sicuramente vorrà dire qualcosa anche per questo essere che coviamo dentro di me.

lunedì 20 settembre 2010

il primo buon proposito

Io che tanto adoravo l’abbigliamento sportivo tecnico che sceglievo l’ultimo modello uscito e studiato sulle performance mi trovo a Prenatal ad acquistare un costume da piscina con le pence. LA cosa mi abbatte un po’.



LA signorina prova anche a propinarmi una versione Fuxia. Il mio sguardo le fa capire che non ci siamo.


“bhè, ma lei sta bene, non è così grossa. A che mese è?”


“intorno al quarto. Diciamo quarto e qualcosa”


“Ecco c’è la sua taglia anche in nero”


Mazzata finale. Da domani corsia dei lenti in piscina.

sabato 18 settembre 2010

La lacrima facile.

Ti svegli al mattino. Ecco dovrebbe essere anche un buon risveglio, sai che andrai in “gita” con i colleghi in un bel posto.

Ti svegli al mattino vai in bagno, occhi semi chiusi mentre l’altra metà pre genitoriale dorme della grossa e quindi fai tutto in penombra e in punta di piedi.
Mattino. Bagno. Punta di piedi, nella penombra. Sei in mutande e ti accingi ad indossare i pantaloni della tuta. Ti rendi conto che fai un po’ di fatica. Diciamocelo: non ti stanno più.
Mattino. Bagno. Punta di piedi. Penombra. I pantaloni della tuta non ti stanno più.  Saltelli cercando un equilibrio (alle 7.30 a.m.) con un piede incastrato nel pantalone stretto e l’altro come unico appoggio del tuo inizio giornata. Ti rendi conto che stai saltando in una pozza d’acqua. Il bagno è allagato.  
Mattino. Bagno. Punta di piedi. Penombra. I pantaloni non ti stanno più. Saltelli in una pozza d’acqua. Bagno allagato. Ti siedi sul cesso e scoppi a piangere (forse anche perché l’immagine che generi riflessa è davvero poco edificante)
Qui il bello. Impossibile arrestare il pianto che viene alimentato costantemente e progressivamente dai pensieri più pessimistici ed esistenzial-negativi che alle 7.30 del mattino possono venire in mente ad una donna in mutande sul cesso circondata da una pozza d’acqua. Tanti. Tantissimi.
E il lavoro è una merda, non ho voglia di andare in gita, non ho niente da mettermi, sono grassa e gonfia, non ho tempo di metter lo smalto, ho la macchina in agenzia e devo prendere il taxi, è finito il latte, i gatti mi fanno gli agguati a i piedi perché vogliono le crocchette, la casa sembra un campo Rom in evacuazione,  il senso del dovere è un virus della società occidentale che affligge solo alcuni tra cui io- ma perchè? Il blackberry comincia a lampeggiare delle prime mail del mattino che saranno come al solito dei rompimenti di coglioni inenarrabili per futili motivi e ridicole richieste etc etc.  Fino alle 8.30 vengo colpita da queste  ondate di merda e pessimismo. Alle 8.30 parte il messaggio all’agenzia “arrivo lunga”.  E così inizia la giornata. Ovviamente di merda.
Adesso mi dicono che questo sia normale, che si tratti dell’effetto dell’ormone impazzito. Se è così fa brutto. Perché essere tristi fa diventare ancora più tristi e sinceramente non mi sembra il caso di essere triste anche perché sono molto felice.  Spero quindi che il sintomo sia attribuibile invece a quanto mi comunica un’amica su face book a commento del mio post di ieri  “Serata no. no. NO” (appunto). Cito il commento “‎...il problema va oltre, abbiamo tutti gli astri allineati contro il nostro segno, Robi .... fino ad ottobre”.
Cazzo. Ci mancava l’astrologia….


P.S. Questi accesi eccessi si ripropongo in particolare durante i momenti a due. Pur essendo straconvinta che ci si può impegnare ad eliminare il maggior numero di elementi scatenanti la malvagia lacrima facile, con questo post  vorrei tranquillizzare in parte anche l’altra metà pre genitoriale. Che sia l’ormone o l’allineamento malvagio degli astri, la mia trasformazione provvisoria in donna-stereotipica-piangente dovrebbe essere equivalente ad un contratto a progetto: quindi di breve durata. Massimo altri 6 mesi poi non si rinnova più. (la storia dell'assunzione è una grande fuffa. ipotesi da escludere) 

Silenzio assenso.

Come dire, si si tutto bene. Ma anche come dire: è iniziata la vita milanese, o meglio “ho ricominciato a lavorare”.



Ed eccomi fagocitata nel day by day del corri in agenzia, senti cosa il cliente ha da dire e quante cose ha da chiedere, fai una serie di riunioni di un inutilità spaventosa, vedi , provvedi, telefona, impreca, ridi, ma non disperare.


Si perché la novità è che acinoduva in quanto omino che vive in questa mia pancia in evoluzione, mi ha un po’ cambiato lo spirito. Tutto è più “si si va bene ma non muore nessuno” e anche un po’ “fai domani quello che non vuoi fare oggi” e poi “vale di più un sorriso di conforto che un minuto guadagnato”.


In compenso, pur affrontando tutto con un pochino più di positività, e rendendomi conto che così faccio anche di più e meglio, in compenso arrivo a casa letteralmente stesa. Una specie di sacco un po’ deforme che non fa a tempo ad aderire alla visione del film della serata che riprende coscienza dopo 3 ore davanti ai titoli di coda sempre con il nuovo motivo del copridivano stampato in faccia. Ecco, diciamo che l’energia del quarto mese di cui tanto mi dicevano e che ti porta a voler spaccare il mondo dalla voglia che hai di fare, a me porta a voler spaccare il materasso dalla voglia che hai di dormire. E poi, udite udite, una volta conquistato il materasso, quello vero, eccomi con gli occhi a palla, pronta ad andare a fare un paio di commissioni o due passi se solo non fossero le 2 del mattino, e poi le 3, e poi …. Comincio a capire di che pasta sarà fatto quest’ospite qui.

martedì 31 agosto 2010

La matematica è un opinione. Del ginecologo.

Adesso, acquisendo di buon grado la notizia che sono entrante nel quarto mese, decido di fare la sciura e di chiedere info su un pacchetto di massaggi linfodrenanti per gambe e glutei dall’estetista. Questo con la scusa che ho problemi di circolazione a camuffare l’orrida sensazione (dai, diciamo certezza) che fra poco non potrò più dire con orgoglio “sono fortunata, non ho la cellulite”.

“si ma noi facciamo questi trattamenti solo finito il terzo mese”


“allora perfetto, entro nella 13° settimana”


“guarda che sei al terzo mese, non al quarto. Ci vediamo tra un mese”


Basisco. Adesso che l’estetista ne sappia più del ginecologo mi pare strano ma mi metto per la centonovantesima volta a contare ste cazzo di settimane dalla prima presunta considerando che la certezza del giorno dell’ultimo ciclo è una specie di ottimistica ipotesi.


Risultati:


- Al primo conteggio mi risulto al quarto


- Al secondo conteggio mi risulto al terzo e mezzo


- Al terzo conteggio a ritroso mi risulta che la gravidanza duri 10 mesi (ma come??)


- Al quarto conteggio mi perdo


- Poi mi viene quella specie di fastidio alla testa che mi veniva quando il prof di fisica cercava di farmi capire come la velocità fosse data dallo spazio fratto il tempo.


Getto la spugna anche perché il mio scervellarmi avviene lungo il tragitto tra estetista ed agenzia e sono arrivata.


Andrò dall’estetista mese prossimo e giovedì chiederò timidamente per la seconda volta di spiegarmi in che modo la ginecologia utilizza il sistema numerico decimale.

domenica 29 agosto 2010

O Lucio oppure una Lucia particolarmente cazzuta.


L’abbiamo visto questo essere, nella suo forma ominide, nel suo essere una vita vera e propria. Nostro, mentre se la dormiva della grossa a pancia in giù nella mia pancia che tutto deve essere tranne che scomoda. E’ stato svegliato con qualche colpetto e la pochissima voglia che aveva di girarsi per farsi vedere di profilo tanto mi ricordava il risveglio di chi sta al mio fianco ogni giorno. “Ancora 5 minuti”.


Abbiamo scoperto che ci sarà circa un mese in meno da aspettare. Insomma, non sono al terzo ma al quarto. Anzi alla settimana 12+1 (e questo +1 rende ancora più criptico e incomprensibile il calcolo delle settimane). Bene perché sono già impaziente, bene perché mi sembrava di essere davvero sovra proporzionata rispetto alla norma.


Comunque, per ora tutto a posto, cuoricino che va a razzo, stomachino, vescichina, manine, piedini, nasino e cito “non lo posso assicurare ma io direi che questo qui è proprio un pisello” (non pisellino, specifico, pisello).


Ed ecco che l’intuito del giocatore di poker probabilmente funziona solo al tavolo verde. Lucia è molto probabilmente un Lucio. Ma ne avremo certezza fra un mese. Quindi per ora è ancora questo nostro essere, nella sua forma di ominide, nel suo essere una vita vera e propria. Figo.

giovedì 26 agosto 2010

l'intuito.

Un giorno, circa un mese fa, così, tra il lusco e il brusco, lui ha detto:

"E' femmina e si chiama Lucia"

 
domani visita importante.

chissà se avremo conferma che il suo intuito funziona davvero e non solo per le mani di poker.

La compagna di merende e il saggio consiglio.

L'ho detto poco fa ad un'amica importante. Ci tenevo proprio a dirlo di persona. Come quelle cose che non vuoi che si vengano a sapere perchè in fondo sono troppo importanti per essere "buttate lì".  Cenetta da leccarsi gli alluci già organizzata per settimana prossima. Chiacchiere e risate assicurate. Ho già condiviso con lei la disperazione del singolo bicchiere di vino a pasto. "Bevine mezzo a pranzo, così te ne fai due di sera. Scegli il bicchiere grosso  e fa quasi mezza bottiglia no?"
Hai capito... Ecco la conferma di avere una vera compagna di merende. Si merita un moscatino di Neviglie in dono.

L’inizio del Giubileo.

Giubileo: Nella Chiesa cattolica, solennità della durata di un intero anno, indetta dal pontefice ogni venticinque anni, in cui vengono concesse la remissione di tutti i peccati e altre grazie a quei fedeli che adempiono prescritte opere di pietà

Trasformato in termini lavorativi/blasfemi, diciamo che
sono il pontefice e che il mio giubileo si indice ogni 37 anni dalla mia nascita. Ok che dura un anno (circa). Diciamo anche che sono pronta a rimettere tutti i peccati lavorativi a chi mai ne avesse fatti in quanto la maternità, dicono, ti fa diventare più dolce e più buona. E aggiungiamo che per la stessa motivazione di cui sopra, dispenserò grazie cumulative di cui naturalmente gioirò anche io tipo: “questa settimana usciamo sempre alle 5,30 e possiamo arrivare anche un po’ dopo”. E concludiamo specificando che l’unica opera di pietà anche non prescritta che chiedo è che non mi si rompano troppo i coglioni.


Ecco sono entrata in ufficio due giorni fa ed è iniziato ufficialmente il mio Giubileo.


Come previsto non ho fatto a tempo a varcare la soglia che davanti al primo caffè mi sono sentita apostrofare: “Cazzo Robi, hai mangiato quest’estate eh”. Ed è così che ho deciso di far fuori la news bruciandola quasi senza creare nessuna suspance o teaser ma concentrandomi sull’effetto sorpresa.


“si ho mangiato un bambino che ho nella pancia” è stata la prima risposta, seguita, ai tavolini del bar, da una sequenza di battutine ufficializzanti la novità che hanno fatto fuori la cosa nel tempo di una colazione+un pranzo. Anche vero che metà agenzia è ancora fuori ufficio. Ma a questo punto confido anche sulle capacità di pettegolezzo delle mie colleghe che, sono sicura, non mi deluderanno proprio questa volta.

domenica 15 agosto 2010

E’ la prima volta che.

Questa prima volta si porta dietro un’infinità di altre prime volte che entrano a far parte della mia vita anche se fino a ieri pensavo non appartenessero al mio modo di essere.

E’ la prima volta che a fine luglio non ho pensato a cosa comprare per il viaggio di agosto. Dal sacco lenzuolo alla zanzariera, alle creme protettive della farmacia, a scarpe un po’ speciali per l’occasione speciale, ad una tenda per due di quelle che lanci e si compongono (che non si sa mai se non troviamo alberghi), al costume di quest’anno, al vestitino comodo che va bene per tutte le occasioni...


E’ la prima volta che vado ad agosto in montagna. E scopro come i monti d’estate siano per me un concentrato di energie e una sorta di elisir di lunga vita. Eccomi a scalare le vette ad affrontare dislivelli, ad attraversare alpeggi, a sentirmi carica e appagata dal fiatone e dalle gambe che fanno un po’ male. Un panino cotto fontina (il cotto si può) un sorso di rosso un pic nic osservando le vette del Rosa. Super.


E’ la prima volta che soggiorno in albergo mezza pensione (per 4 giorni!). Cena dalle 19.30 alle 20.30, colazione dalle 7.30 alle 9.30. Questa proprio non l’avrei mai detta. Una sistemazione da perfetti pensionati. Ommiodio. Si riordinano così gli eventi della giornata sulla base degli orari imposti. Ma si fa anche molto di più, e si è costretti a sconfiggere la pigrizia che ti lascerebbe a guardare gli europei di nuoto per tutta la mattina sentendo pip pip pip dal Mac a fianco, che sta scadendo il tempo per il call, il fold o raise nell’ultimo satellite valido per il pacchetto dell’IPT di San Remo che è settimana prossima e non sarebbe neanche male fare un po’ di mare-


E’ la prima volta che il 14 e il 15 agosto sono a Milano. E che Milano! 24 gradi, aria frizzante e secca, diluvio e poi giornata di sole di quelle dopo il temporale. Poca gente, ma non deserto. Un silenzio surreale, da mare all’alba, una pace che non appartiene a questa città e che forse la sta ricaricando prima che ricominci a gridare, correre, inciampare, sbraitare, suonare e strepitare a settembre.


E’ la prima volta che mi godo ogni giorno di queste due settimane senza pensare che stanno finendo. Questo non so perché ma è una figata-


E’ la prima volta che se ho voglia mi accascio sul divano e ci sto tutto il pomeriggio senza pensare che mi sto perdendo qualcosa.


E’ la prima volta che affronto cene a base di fonduta, capriolo, cipolline in agrodolce e patate al forno senza letteralmente innaffiare il tutto con almeno un litro di rosso a testa, ma affermo: “cià, versamente giusto un dito”. noooooooooooooooooooooooooooooooo


E’ la prima volta che non mi faccio il grappino dopo il caffè con la scusa che fa digerire. NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

E' la prima volta in cui bevo un san bitter all’aperitivo (servito in un bicchierino monco, menomato, così come per definizione è monco e menomato l’aperitivo analcolico), mentre lui si beve una media chiara che mi fa gola come il primo piatto di spaghetti pomodoro e basilico dopo un mese di India due anni fa.


E’ la prima volta che penso che il lardo sia il mio affettato preferito in assoluto, non lo posso mangiare e mi trovo in Val d’Aosta. Non so se mi spiego.


E’ la prima volta che entro in farmacia e chiedo rimedi naturali a sto cazzo di mal di denti sapendo che nessun rimedio naturale sarà efficace ma provando un senso di semi appagamento, e orgoglio nel dichiarare: sono ormai al terzo mese.


E’ la prima volta che ogni notte faccio una decina di sogni diversi, incredibilmente vividi e surreali, assurdi e toccanti, indecenti e preoccupanti, alcuni addirittura a puntate, e la mattina puntualmente li ricordo e mi preoccupo un po’ per il mio subconscio che fino ad oggi non avevo curato poi molto. Ma questo sull’attività così vivida di Morfeo è un argomento che merita un post a parte.

L’acino d’uva e le pere.

E che pere! Sode da far invidia ad un brasiliana ventenne, di quella misura terza abbondantissima che considero bella da vedere senza essere volgare. Peccato che sia come portarsi in giro due lividi. con le conseguenze e i limiti che si possono immaginare.
Ho mandato un mms segnaletico delle mie supertette a Lucia. Mi ha detto che ha riso molto e che anche tutti i commensali di un cena a cui erano presenti come minimo le sue 3 sorelle e quindi non so chi altro, hanno riso molto. Adesso penso che a saperlo siano davvero parecchi.


Penso anche sia cosa buona e giusta che sia agosto e non mi debba presentare in ufficio. Quest’abbondanza sarebbe davvero un po’ difficile da celare e da giustificare. Penso anche che quando tornerò non dovrò fare molte comunicazioni ufficiali. Le tette e il mio aspetto da Matrona comunicheranno il lieto evento per me.

domenica 8 agosto 2010

Da seme di mela ad acino d’uva.

Sembra che la dimensione ora sia quella di un acino d’uva. Mi garba parecchio questo nuovo modo di nominarlo.

L’acino d’uva è la fonte del nettare della vita che ha connotato più che mai gli ultimi anni della mia, di vita, della nostra. Essenziale essenza pregiata che accompagna le nostre cene e i nostri pranzi domenicali, le nostre chiacchiere, invettive e discussioni, Il nostro conoscerci ogni giorno ancora un po’, il vino ti fa scavare di più nell’anima. Ti mette in quella condizione in cui basta davvero pochissimo per stare da Dio. O di merda.


Ironia della sorte, proprio ora che per mesi del nettare sacro ne vedrò solo un bicchiere ogni tanto (contiene ferro quindi si può bere), e quindi proprio ora che sacrifico il nettare della vita in nome della vita (paradosso nel paradosso), quella vita da proteggere prende la dimensione del frutto fonte del nettare della vita.


Se lo chiamassi Dioniso?

il sintomo di cui nessuno parla.

Non so perché non si dice e non si elenca in quella serie di fastidi dei primi tre mesi che hanno anche un po’ rotto i coglioni. A 37 anni di amiche che li hanno passati ne hai parecchie e sai quanto è noiosa, poco gradevole lamentosa e sicula la donna che te li enumera con quella faccia da “povera me” e tu pensi “povera te un cazzo, i poveri sono altri e hanno altro, non nausea e fastidi per una gravidanza”.



Ma c’è quel sintomo che nessuna delle lamentevoli ti ha mai citato. E tu ce l’hai. Costantemente presente in te. Quasi irremovibile se non con tecniche e leve particolari. Niente di doloroso. Ma un vero fastidio. Che arriva a provocare perfino l’affanno se presente durante il consumo dei pasti. Una presenza, un elemento che anche se eliminato si riproduce e ripresenta. E’ li. Lo senti ad ogni respiro.


E’ il Cappero Secco.


Sinceramente non avevo abbinato la cosa al mio stato attuale sebbene sia ormai da settimane che c’è ma poi navigando in “gravidanza settimana per settimana” (E chi non lo fa, dai diciamolo) ho trovato lui, esattamente alla ottava/nona.
Cito:
E’ possibile avere il naso chiuso. Anche questo è normale in gravidanza. La congestione nasale e l’epistassi sono abbastanza comuni durante la gravidanza. Un rimedio che si può provare è usare un vaporizzatore o umidificatore nelle stanze in cui si soggiorna per provare a ridurre questi sintomi.
Ecco un modo più delicato e scientifico di diagnosticare il fatidico Cappero Secco.


Per una come me che ha sempre avuto un conflittuale e traumatico rapporto con naso e soprattutto con il suo contenuto, questo è uno dei sintomi peggiori. Non uso le mani perché rischio il vomito (non da gravidanza), il fazzoletto è completamente inutile: il cappero secco è ancorato come patella al proprio scoglio. Acqua??? Potrei morire solo all’idea. 
Credo che passerò all’umidificatore. Magari già da domani….


Forse però proprio grazie a lui, al Cappero Secco, ho scoperto di essere tra l’ottava e la nona settimana; e facendo due conti potrebbe anche essere vero.



I pro e i contro.

I pro: sei semplicemente contenta. È una figata. Non ti abitui. E quando non ti abitui ad una bel pensiero è proprio bello. Figo.
Mangi quanto e quello che vuoi senza tenerti “tantosonoincintaeingrasserò”. E’ la prima volta da quando ho 14 anni che non ho sensi di colpa prima di scofanarmi un doublebackoncheesburger menù grande. E mi dia anche una salsa barbeque e una al curry.


I contro (e leggendo qua e là deduco di essere abbastanza fortunata): Non poter bere. (per ora è il padre di tutti i contro). Eliminare l’ammazzacaffè del dopocena. E poi.


Ogni gamba è un sacco di piombo, ti senti la Sora Lella. La sera ti trascini sul divano, cerchi di fare un po’ la brillante e ti ritrovi a russare con la testa spiaccicata sul bracciolo per ore. Fino al momento in cui non vieni svegliata, ti fai aiutare ad alzarti e dopo un sonoro rutto barcolli verso il letto. Ti lavi i denti ad occhi chiusi e se li apri ti vedi allo specchio con la fodera del divano stampata sulla guancia e il trucco sfatto. Ma non ti strucchi, non ce la fai. Ti butti a letto sentendoti gonfia e pesante. Ma vuoi solo dormire. Ma non dormi. In media ti svegli 4 volte per notte di cui due per fare una pipì che non c’è e due chissà perché.


L’amaro in bocca non è metafora di delusione. E’ una realtà costante. Deglutisci molto di più. Mangi tanto e ingrassi. La pancia che vedi c’è, è vero, ma è il frutto del doppio di calorie che assumi perché non ti freni (vedi i pro) e perché hai fame. Molta fame. Prima di mangiare hai una fame incontenibile, divoreresti la qualsiasi: dolce, salato, piccante, in carpione, stracotto, crudo, fresco, stantio, confezionato, congelato. Tutto purché commestibile.


Dopo mangiato, quando stenti ad alzarti e ti trascini verso quello che devi fare con un senso di “schifoperl’eccesso” ti penti di aver avuto fame. Dopo una serie di sonori rutti (la maggior parte delle volte celati malamente se in pubblico) ti riprometti che al prossimo pasto sarai più parca. Sapendo, naturalmente che non lo sarai.

La casa abitata dal cuore del seme di mela.

In 3 settimane tre eco. Perché davvero non ci credi. E infatti alla prima è così presto che non si vede. Non sai dov’è, è ancora in giro.
Come noi che non troviamo un posto stabile.


Forse esita un po’, rallenta in prossimità della meta.


Come noi che esitiamo giusto un attimo prima di buttarci nella nuova avventura.


Aspetti una settimana e alla seconda eco vedi la sua casa. Quella c’è ma non è ancora abitata.


Come la nostra.


Aspetti una terza settimana e finalmente ecco un cuore che batte forte.


Come il nostro.


C’è.


Da non crederci.

La terapia e il seme di mela.

E poi la terapia per arrivare a farlo quel figlio della prima notte, 6 mesi di eco, monitoraggi, dottoresse che con una tabella in mano ti dicono che devi trombare quel giorno. Tu trombi (e comunque avresti trombato, e quindi cominci a chiederti perché devi dare 400 € ad una che ti dice che devi fare quello che faresti gratis) e poi aspetti e poi niente, e poi di nuovo un mese via l’altro per 4 tentativi; poi ti dicono che l’orologio biologico fa tic tac e quindi sarebbe il caso di pilotare ancora più scientificamente il miracolo della vita. E allora ti dici: va bhè è primavera, pensiamoci a settembre, concentriamoci sul secondo sogno: mollare la vita che facciamo, anche questa tipico stereotipo urbano di stress manageriale e smog e fretta e corri e non c’è tempo neanche per vedere mia mamma che sta a due passi da me, che palle. E il caso ci fa trovare una casa in campagna che costa come un posto macchina a Milano, l’offerta è accettata, l’anticipo versato. Il viaggio inizia e in quel momento non sai che è iniziato anche un altro viaggio: quello di un seme di mela che sta tentando di trovar posto dentro te. Ecco il miracolo della vita-

l’orologio biologico fa Tic Tac.

Appartengo a quella categoria di “donne” che hanno superato i 35, hanno una relazione piuttosto giovane ma stabile, si sono sentite diagnosticare da circa 15 ginecologi diversi le note ovaie multipolicistiche che al quattordicesimo medico sono diventate multi follicolari. Che hanno chiesto la differenza tra le due diagnosi e hanno capito che non c’è differenza, ma che hanno fin da subito dedotto che forse qualche problemino ci sarebbe stato.

Appartengo a quella categoria di “donne” che hanno avuto una relazione stabile ultradecennale e che si sono sentite dire quasi al dodicesimo anno che ormai avevano una certa età e che anche l’orologio biologico fa tic tac e bisogna muoversi. E che si sono rese conto proprio nel mentre, che se mai l’orologio biologico avesse dato l’ok e avesse superato l’ostacolo cistico o follicolare, non sarebbero state convinte che l’uomo che le aveva avvisate che bisognava concentrarsi per procreare fosse l’uomo giusto.


Appartengo quindi a quella categoria di donne che a 34 anni hanno scelto di cambiare vita. Avendo ovviamente già pronta, cotta e mangiata una riserva degna dei migliori stereotipi del caso: più giovane di 5 anni, piuttosto scapestrato, decisamente edonista, creativo, misterioso e quindi molto interessante, potenzialmente un proprio fratello con cui esercitare quotidianamente l’incesto e scoprire che quando scopare e fare l’amore coincidono è davvero una figata.

Lui è il papà. Figo.


Il bello è che quando con lui era ancora “tutto impossibile” era ancora “cistiamocoinvolgendotroppo/nonpossofareamenoditemanonpotròmaicambiarlamiavita/ facciamolafinita”, probabilmente alla prima o alla seconda notte passata non a dormire in un letto a una piazza e mezza in una casa di ex studenti, ci siamo detti che avremmo fatto un figlio volentieri. Anche in quel momento.


E da li due anni di ciupiti, ammazzacaffè, cene spettacolarmente deliranti e litiganti, viaggi di un giorno o di un mese, follie, notti in bianco, week end in casa e fuori casa, vita in comune, lavoro in comune, drink sul marciapiede o nei più lussuosi hotel, complicità allo stato puro. Vita. Figo.

Chi lo sa.

Ad oggi lo sanno solo il mio capo, mia mamma, mia papà, mia sorella. La mia migliore amica, la mia più cara amica, un’amica a cui l’ho detto perché volevo provare l’ebbrezza di vedere la reazione in una persona che non se l’aspetta, il mio più caro amico in assoluto con la sua futura sposa, e ovviamente l’artefice del miracolo e i suoi, e i suoi più cari amici. (E' agosto, avrei voluto dirlo anche ad un paio di altre persone importanti che si meritano però la comunicazione a voce ed ora sono in vacanza. dovranno aspettare un po')

Questi gli ufficiali. Non conto quindi quelli che già lo sanno ma non da me.
Avevo cominciato a scrivere su un foglio word. poi lui mi ha chiesto: "perchè non scrivi un blog?". ecco lo sto facendo e, conoscendomi, non so bene perchè visto che non vorrò divulgare il contenuto di quanto scrivo a nessuno e tantomeno palesare la mia identità. Diciamo per ora che lo faccio perchè non l'avevo mai fatto. che è la motivazione della maggior parte delle cose che intraprendo.
Ancora non ho capito a che settimana sono e perché si deve ragionare in settimane che non corrispondono per niente alle settimane che tu penseresti, e non i mesi e mezzi mesi. Penso comunque di essere al secondo mese e qualcosa. Ma non so a che settimana.


E’ quindi molto presto.
Forse lo sa già un po’ troppa gente.